Spaventa
lo spopolamento dei paesi
Più della peste e delle guerre di
un tempo,
e le case, che
ora ci sono, restano chiuse, serrate
e solo la stagione,
il santo, la festa o un lutto, le riaprono occasionalmente.
Svernamenti di prima e di seconda generazione!
Le scatole di cemento, agghindate, recintate e talvolta incompiute
raccontano
di una vita occasionale,
accompagnata
a ritmo alterno nella speranza di un ritorno,
che qualche volta c’è, ed è vero, autenticamente indigeno,
come le
vigne nuove impiantate da
chi è tornato al paese.
Talvolta chi ritorna
non è mai partito!
40 anni di Germania barattati con una vigna ed una
pensione,
ed un dolore,
i figli nati in Germania,
che dalla
Germania non torneranno a curare la vite!
Quanto è vicina una vigna alla vita!
U padri è du vosco!
A mamma è gammi
storti!
A figlia è facci
tunna!
‘nnduvina
chi è?
Il padre è du bosco
La mamma ha le gambe storte
La figlia è facci tunna
Indovina chi è ?
L’uva è anche figlia
del bosco, una natura paterna di sostegno
da cui si
libera il movimento
perché il bosco non stà mai fermo,
lo puoi vedere quando
pianti un palo!
Gambe storte è la madre,
che trae d’inganno lo sprovveduto,
poiché la
forma, è storta solo ai nostri
occhi,
madre e padre vivono insieme
in una diversità univoca
terra e bosco, vite e palo,
sono stabilità
e movimento
come la casa in cui
siamo nati
e il viaggio
che non ce l’ha mai fatta dimenticare
Facci tunna[1]
arriverà, portando euforia o depressione, slancio o ritrosia,
verità o bugia, illuminazione o inganno,
proprio come nella
nostra relazione con la vita
proprio come nel
lavoro con la vite
Occorrono cura e amore, nella stessa
dose della disperazione e dell’abbandono
La vite, proprio come la vita, talvolta è consolante solo con un buon
bicchiere di vino,
col rischio
di sempre, quello del cielo e della
terra,
e delle stagioni,
che sono sempre le stesse, ma non sono mai uguali.
Nella vita
non c’è niente di seriale,
non può esistere un codice di produzione programmata
c’è sempre
una goccia d’acqua per le radici della vite
anche quando
l’acqua non c’è,
anche quando
la fonte è a mille chilometri di distanza
dalla tua bocca.
Quarant’anni di eroismo incompreso per chi è partito senza mai partire definitivamente
Per chi ha varcato il confine nel solco della
modernità solo per uscire
dal medioevo
Ed un bracciante lo fa con le braccia più che con la mente,
anche se a folle velocità, con troppa ebbrezza, con troppo vino!
Quanto vino è finito
nelle fognature dei paesi negli ultimi
decenni?
Che vergogna, che
imbarazzo secretato dalla cecità indotta dalla pubblicità…
La coscienza duole
per le cose che non hai, non per quelle che butti,
a chi è restato, più di chi è tornato.
E’ cosi ci è capitato
di buttare il vino,
forse nella stessa quantità
in cui ci è capitato di comprarlo altrove,
ma c’è chi non lo
butta il vino
c’è chi fa il vino
buono
c’è chi zappa la vigna in compagnia
40 braccia, 20 anime, festa, pranzo, comunità, restanza!
Chi è ritornato zappa più degli altri
Deve recuperare la fatica e solo quella,
lo spirito della vite lo conosce più degli altri
perché lo
ha desiderato più degli altri!
La restanza è il desiderio di non essere mai partiti che si avvera solo se parti!
L’andare ed
il tornare ci fanno fare il viaggio biologico e
civile
La restanza tiene
in vita lo spirito.
Lo spirito della
vigna di Mario, Antonio, Giuseppe, Michele,
emigranti
di ritorno per gli annali
indigeni che non sono mai definitivamente partiti per la comunità da loro rigenerata.
Queste nuove
vigne, sono un nuovo patto
con la nostra terra
Emigrante di ritorno vs restanza
Con l’obbligo futuro
di curare più la vite che il cemento
Una vigna può
essere più casa di un’idea
di casa
E così, la storia
propone anche il ritorno,
la restanza
Una compagnia di uomini alla giornata
Che zappano senza
dover ricevere paga
E lo fanno
con più spirito
Con più amore
E il vino viene
più buono
E la vite viene più forte
E la vita dopo
il sapere ed il dovere
diventa
un po’ più piacere
e solo cosi
potrai definitivamente capire che il bosco continua a muoversi !
[1] In Dialetto : facci tunna, è il chicco d'uva sano,
come un figlio in salute doveva avere "a facci tunna"