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17 avril 2019

REstanza : Testo di Antonio Pellegrino

Spaventa lo spopolamento dei paesi
Più della peste e delle guerre di un tempo,
e le case, che ora ci sono, restano chiuse, serrate
e solo la stagione, il santo, la festa o un lutto, le riaprono occasionalmente.

Svernamenti di prima e di seconda generazione!
Le scatole di cemento, agghindate, recintate e talvolta incompiute
raccontano di una vita occasionale,
accompagnata a ritmo alterno nella speranza di un ritorno,
che qualche volta c’è, ed è vero, autenticamente indigeno,
come le vigne nuove impiantate da chi è tornato al paese.

Talvolta chi ritorna non è mai partito!
40 anni di Germania barattati con una vigna ed una pensione,
ed un dolore,
i figli nati in Germania,
che dalla Germania non torneranno a curare la vite!

Quanto è vicina una vigna alla vita!
U padri è du vosco!
A mamma è gammi storti!
A figlia è facci tunna!
nnduvina chi è?

Il padre è du bosco
La mamma ha le gambe storte
La figlia è facci tunna
Indovina chi è ?

L’uva è anche figlia del bosco, una natura paterna di sostegno
da cui si libera il movimento
perché il bosco non stà mai fermo,
lo puoi vedere quando pianti un palo!

Gambe storte è la madre,
che trae d’inganno lo sprovveduto,
poiché la forma, è storta solo ai nostri occhi,
madre e padre vivono insieme in una diversità univoca
terra e bosco, vite e palo,
sono stabilità e movimento
come la casa in cui siamo nati
e il viaggio che non ce l’ha mai fatta dimenticare

Facci tunna[1] arriverà, portando euforia o depressione, slancio o ritrosia,
verità o bugia, illuminazione o inganno,
proprio come nella nostra relazione con la vita
proprio come nel lavoro con la vite
Occorrono cura e amore, nella stessa dose della disperazione e dell’abbandono
La vite, proprio come la vita, talvolta è consolante solo con un buon bicchiere di vino,
col rischio di sempre, quello del cielo e della terra,
e delle stagioni, che sono sempre le stesse, ma non sono mai uguali.
Nella vita non c’è niente di seriale,
non può esistere un codice di produzione programmata
c’è sempre una goccia d’acqua per le radici della vite
anche quando l’acqua non c’è,
anche quando la fonte è a mille chilometri di distanza dalla tua bocca.

Quarant’anni di eroismo incompreso per chi è partito senza mai partire definitivamente
Per chi ha varcato il confine nel solco della modernità solo per uscire dal medioevo
Ed un bracciante lo fa con le braccia più che con la mente,
anche se a folle velocità, con troppa ebbrezza, con troppo vino!

Quanto vino è finito nelle fognature dei paesi negli ultimi decenni?
Che vergogna, che imbarazzo secretato dalla cecità indotta dalla pubblicità
La coscienza duole per le cose che non hai, non per quelle che butti,
a chi è restato, più di chi è tornato.

E’ cosi ci è capitato di buttare il vino,
forse nella stessa quantità in cui ci è capitato di comprarlo altrove,
ma c’è chi non lo butta il vino
c’è chi fa il vino buono
c’è chi zappa la vigna in compagnia

40 braccia, 20 anime, festa, pranzo, comunità, restanza!
Chi è ritornato zappa più degli altri
Deve recuperare la fatica e solo quella,
lo spirito della vite lo conosce più degli altri
perché lo ha desiderato più degli altri!

La restanza è il desiderio di non essere mai partiti che si avvera solo se parti!
L’andare ed il tornare ci fanno fare il viaggio biologico e civile
La restanza tiene in vita lo spirito.

Lo spirito della vigna di Mario, Antonio, Giuseppe, Michele,
emigranti di ritorno per gli annali
indigeni che non sono mai definitivamente partiti per la comunità da loro rigenerata.
Queste nuove vigne, sono un nuovo patto con la nostra terra
Emigrante di ritorno vs restanza
Con l’obbligo futuro di curare più la vite che il cemento
Una vigna può essere più casa di un’idea di casa
E così, la storia propone anche il ritorno, la restanza


Una compagnia di uomini alla giornata
Che zappano senza dover ricevere paga
E lo fanno con più spirito
Con più amore

E il vino viene più buono
E la vite viene più forte
E la vita dopo il sapere ed il dovere
diventa un po’ più piacere
e solo cosi potrai definitivamente capire che il bosco continua a muoversi !



[1] In Dialetto : facci tunna, è il chicco d'uva sano, come un figlio in salute doveva avere "a facci tunna"