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21 avril 2019

Restanza - Resitenza o il ritorno delle messi - Testo di François-Marie Périer, Galleria La Vina Grenoble


                                                                                     La mostra alla galleria La Vina : ritratti - Photographie Guy Taliercio

Il rito resuscita, il tempo di una festa o di un sacrificio, un'eternità troppo perfetta per le nostre vite che amano la gioiosa amnesia delle loro reinvenzioni. 

Mezzogiorno...... è il centro della giornata e anche la "mezza giornata", per giocare con le parole, ma il termine qui si riferisce proprio al Sud dell'Italia. Nelle foto in bianco e nero del Palio del Grano, il Mezzogiorno è stato colto nella luce di una mattina di metà luglio, molto vicina alla nostra celebrazione francese della caduta di una prigione voluta da un popolo che aveva quasi lo stesso aspetto di quello che Guy Taliercio ha catturato con i suoi antichi vestiti. 


Venuti dalle montagne del Sud, dalle rocce, dalla Terra, dal fuoco del Sole, dalla vite e dall'ulivo, questi uomini e queste donne sono pieni di ombre et luci profonde, dense, come dipinti da esse. E sembra che siano apparsi da un altro tempo, evocati per rendere omaggio al grano, è corragio a chi continua ad onorarlo, tornati grazie alla memoria dei loro figli, delle loro figlie. Come un’opera di Georges de la Tour, Vermeer o di un Caravaggio ultimamente placato, sono una pagina di un libro antico, un ricordo piegato come un rotolo di pellicola, il microsolco di un canto della Terra sul piatto dei cicli dell’anno, che viene a risvegliare la memoria e la celebrazione attraverso il diamante. Agricoltori, mercanti, casalinghe, artigiani, musicisti, una donna fiera e una Madonna visitata dalla luce, Nettuno sorridendo se stesso, salito dalla sua riva con il tridente di legno a visitare il suo popolo mediterraneo.... Sono lì, accettano lo sguardo e l'obiettivo degli uomini e delle donne del XXI secolo; nel momento di raccogliere il grano del mese di Messidor a mano e con la falce.


                                              La mostra alla galleria La Vina : François-Marie e qualche foto a colori - Photographie Guy Taliercio

Il Mediterraneo confina e bagna in tutte le terre e le isole e le rive del mito. Paestum, è forse il sito di templi più bello di tutta l'antica Grecia. Il Sud, la Magna Grecia, forniva o accoglieva alcuni grandi filosofi in tempi pre-socratici, più poetici e molto meno razionali. Siamo nel Cilento, non lontano da dove Enea avrebbe approdato, fuggendo la guerra di Troia, prima di fondare Roma. Virgilio, ne L'Eneide, cantà l'epopea del guerriero, e ne Le Bucoliche qualche anno prima, aveva annunciato il ritorno del regno di Saturno, dell'antica Età dell'Oro del vecchio dio dalla falce, quello della Vergine Astrea che riporta in vita un nuovo Apollo, un futuro di pace eterna. Saturno, dio del tempo, della morte, della risurrezione, del grano che muore d’inverno, sotto il suo regno, Saturno che castrò suo padre Urano con la falce perché opprimeva Gaia, sua madre. Ma divorava anche i suoi figli, perché il tempo sembra negare l'esistenza di tutto, a parte sé-stesso, falciando i secondi, i minuti, le ore, i giorni, le vite. Ma Saturno il mietitore era, tuttavia, il dio saggio dell'Età dell'Oro.....

Gli uomini e le donne che restano, resistendo alla partenza, o ritornano sulla loro Terra, sono un po' i figli di Saturno, i fratelli e sorelle di Giove, questi Olimpi che sono fuggiti dal grembo del padre, o i Titani, i figli della Terra che fuggirono a loro volta agli Olimpi e al nuovo ordine greco di Zeus.

Forse i Restanti e i Resistenti credono nel ritorno dell'Età dell'Oro, nel grano raro e antico, forte e prezioso che coltivano e raccolgono, nell'unzione degli olivi, la comunione di viti, acqua pura, animali miti e il mare blu. O forse lo creano e stanno già vivendo una nuova Età dell'Oro, così lontana, così vicina alla nostra Età del Ferro, alla nostra Età Nera, e forse stanno aspettando che noi torniamo al tempo e allo spazio dell'orizzonte. Restanti e Resistenti sono un po', con tutto il dovuto rispetto, come questi asini selvatici delle rocce, sobri, liberi e testardi, nella foto di Roberto Simoni, al di sopra dello smeraldo, del turchese, dell’alabastro, della schiuma, dei cristalli di sale e dei petali di rosa del Mediterraneo dalla dolcezza infinita, come le pecore al mattino del mondo.

Roccia, mare, sole, vento, acqua di sorgente. Ricordano che noi abitiamo gli Elementi, che essi ci abitano noi, a coloro che hanno scelto la storia e la città piuttosto che il ciclo e la Terra. Parmenide di Elea, il Presocratico vissuto tra il VI e il V secolo a.C., era di qui, del Cilento, e ha trascorso la sua vita distinguendo l'essere dal non essere, lontano dai nostri relativismi. Essere o non essere, rimanere o meno, resistere o meno, ma che siamo della città o della Terra, potere essere e fare, da soli e insieme.


Come l’essere potrebbe nascere dopo? Come potrebbe essere nato?

Se infatti nacque, non è, né [è] se si appresta ad essere.

Così la nascita è spenta e la morte è ignota.

Né è diviso, poiché è tutto uguale:

né c’è in qualche parte un di più [di essere], che possa impedirglidi essere unito,

né un di meno, ma è tutto pieno di essere

.Perciò è tutto continuo: l’essere infatti si accosta all’essere.

Ma immobile nei limiti di grandi legami

è senza un inizio e senza una fine, poiché la nascita e la morte

furono respinte molto lontano, le scacciò una vera certezza.

E rimanendo identico nel medesimo luogo, giace in sé

e in questo modo rimane qui saldo: infatti la dura Necessità (=Destino)

 30lo tiene nei legami del limite, lo rinchiude intorno

poiché è stabilito che l’essere non sia incompiuto:

infatti non necessita di alcuna cosa: altrimenti mancherebbe di tutto

                                                                                               Parmenide, Frammenti - campione di testo


Muse di Sicilia, cantiamo cose un po’ più grandi.
Non a tutti piacciono gli arbusti e le basse tamerici;
se cantiamo i boschi, che i boschi siano degli del console.
Ormai arriva l’ultima età del canto di Cuma,
nasce dall’inizio il grande ordine delle età;
già ritorna la Vergine, ritorna il regno di Saturno,
già una nuova generazione viene mandata dall’alto cielo.
Tu ora al bambino che nasce, per il quale per la prima volta
cesserà la stirpe di ferro e in tutto il mondo risorgerà l’età dell’oro,
sii favorevole, casta Lucina; ormai regna il tuo Apollo.
E mentre tu, proprio tu, Pollione, sei console, comincerà
questa gloria dell’età, e i grandi mesi cominceranno ad avanzare;
sotto la tua guida, se resterà qualche traccia del nostro delitto,
rese vane (le tracce) libereranno le terre dalla continua paura.
Egli riceverà la vita degli dei, e vedrà gli dei
misti agli eroi ed egli stesso sarà visto da essi,
e reggerà il mondo pacificato dalle virtù del padre.
                                                                                                                        Virgilio, la quarta bucolica