La mostra alla galleria La Vina : ritratti - Photographie Guy Taliercio
Il
rito resuscita, il tempo di una festa o di un sacrificio, un'eternità troppo
perfetta per le nostre vite che amano la gioiosa amnesia delle loro
reinvenzioni.
Mezzogiorno......
è il centro della giornata e anche la "mezza giornata", per giocare
con le parole, ma il termine qui si riferisce proprio al Sud dell'Italia. Nelle
foto in bianco e nero del Palio del Grano, il Mezzogiorno è stato colto nella
luce di una mattina di metà luglio, molto vicina alla nostra celebrazione
francese della caduta di una prigione voluta da un popolo che aveva quasi lo
stesso aspetto di quello che Guy Taliercio ha
catturato con i suoi antichi vestiti.
Venuti dalle montagne del Sud, dalle
rocce, dalla Terra, dal fuoco del Sole, dalla vite e dall'ulivo, questi uomini
e queste donne sono pieni di ombre et luci profonde, dense, come dipinti da
esse. E sembra che siano apparsi da un altro tempo, evocati per rendere omaggio
al grano, è corragio a chi continua ad onorarlo,
tornati grazie alla memoria dei loro figli, delle loro figlie. Come un’opera di
Georges de la Tour, Vermeer o di un Caravaggio
ultimamente placato, sono una pagina di un libro antico, un ricordo piegato
come un rotolo di pellicola, il microsolco di un canto della Terra sul piatto
dei cicli dell’anno, che viene a risvegliare la memoria e la celebrazione
attraverso il diamante. Agricoltori, mercanti, casalinghe, artigiani,
musicisti, una donna fiera e una Madonna visitata dalla luce, Nettuno
sorridendo se stesso, salito dalla sua riva con il tridente
di legno a visitare il suo popolo mediterraneo.... Sono lì, accettano lo sguardo
e l'obiettivo degli uomini e delle donne del XXI secolo; nel momento di
raccogliere il grano del mese di Messidor a mano e
con la falce.
La mostra alla galleria La Vina : François-Marie e qualche foto a colori - Photographie Guy Taliercio
Il Mediterraneo confina e bagna in tutte le terre e le isole e le rive del mito. Paestum, è forse il sito di templi più bello di tutta l'antica Grecia. Il Sud, la Magna Grecia, forniva o accoglieva alcuni grandi filosofi in tempi pre-socratici, più poetici e molto meno razionali. Siamo nel Cilento, non lontano da dove Enea avrebbe approdato, fuggendo la guerra di Troia, prima di fondare Roma. Virgilio, ne L'Eneide, cantà l'epopea del guerriero, e ne Le Bucoliche qualche anno prima, aveva annunciato il ritorno del regno di Saturno, dell'antica Età dell'Oro del vecchio dio dalla falce, quello della Vergine Astrea che riporta in vita un nuovo Apollo, un futuro di pace eterna. Saturno, dio del tempo, della morte, della risurrezione, del grano che muore d’inverno, sotto il suo regno, Saturno che castrò suo padre Urano con la falce perché opprimeva Gaia, sua madre. Ma divorava anche i suoi figli, perché il tempo sembra negare l'esistenza di tutto, a parte sé-stesso, falciando i secondi, i minuti, le ore, i giorni, le vite. Ma Saturno il mietitore era, tuttavia, il dio saggio dell'Età dell'Oro.....
Gli
uomini e le donne che restano, resistendo alla partenza, o ritornano sulla loro
Terra, sono un po' i figli di Saturno, i fratelli e sorelle di Giove, questi Olimpi
che sono fuggiti dal grembo del padre, o i Titani, i figli della Terra che
fuggirono a loro volta agli Olimpi e al nuovo ordine greco di Zeus.
Forse
i Restanti e i Resistenti credono nel ritorno dell'Età dell'Oro, nel grano raro
e antico, forte e prezioso che coltivano e raccolgono, nell'unzione degli
olivi, la comunione di viti, acqua pura, animali miti e il mare blu. O forse lo
creano e stanno già vivendo una nuova Età dell'Oro, così lontana, così vicina
alla nostra Età del Ferro, alla nostra Età Nera, e forse stanno aspettando che
noi torniamo al tempo e allo spazio dell'orizzonte. Restanti e Resistenti sono
un po', con tutto il dovuto rispetto, come questi asini selvatici delle rocce,
sobri, liberi e testardi, nella foto di Roberto Simoni,
al di sopra dello smeraldo, del turchese, dell’alabastro, della schiuma, dei
cristalli di sale e dei petali di rosa del Mediterraneo dalla dolcezza
infinita, come le pecore al mattino del mondo.
Roccia,
mare, sole, vento, acqua di sorgente. Ricordano che noi abitiamo gli Elementi,
che essi ci abitano noi, a coloro che hanno scelto la storia e la città
piuttosto che il ciclo e la Terra. Parmenide di Elea, il Presocratico vissuto
tra il VI e il V secolo a.C., era di qui, del Cilento, e ha trascorso la sua
vita distinguendo l'essere dal non essere, lontano dai nostri relativismi.
Essere o non essere, rimanere o meno, resistere o meno, ma che siamo della
città o della Terra, potere essere e fare, da soli e insieme.
Come l’essere
potrebbe nascere dopo? Come potrebbe essere nato?
Se infatti nacque,
non è, né [è] se si appresta ad essere.
Così la nascita è
spenta e la morte è ignota.
Né è diviso,
poiché è tutto uguale:
né c’è in qualche
parte un di più [di essere], che possa impedirglidi
essere unito,
né un di meno, ma
è tutto pieno di essere
.Perciò è tutto
continuo: l’essere infatti si accosta all’essere.
Ma immobile nei
limiti di grandi legami
è senza un inizio
e senza una fine, poiché la nascita e la morte
furono respinte
molto lontano, le scacciò una vera certezza.
E rimanendo
identico nel medesimo luogo, giace in sé
e in questo modo
rimane qui saldo: infatti la dura Necessità (=Destino)
30lo tiene nei legami del limite, lo rinchiude
intorno
poiché è stabilito
che l’essere non sia incompiuto:
infatti non
necessita di alcuna cosa: altrimenti mancherebbe di tutto
Parmenide, Frammenti - campione di testo
Muse di Sicilia,
cantiamo cose un po’ più grandi.
Non a tutti
piacciono gli arbusti e le basse tamerici;
se cantiamo i
boschi, che i boschi siano degli del console.
Ormai arriva
l’ultima età del canto di Cuma,
nasce dall’inizio
il grande ordine delle età;
già ritorna la
Vergine, ritorna il regno di Saturno,
già una nuova
generazione viene mandata dall’alto cielo.
Tu ora al bambino
che nasce, per il quale per la prima volta
cesserà la stirpe
di ferro e in tutto il mondo risorgerà l’età dell’oro,
sii favorevole,
casta Lucina; ormai regna il tuo Apollo.
E mentre tu,
proprio tu, Pollione, sei console, comincerà
questa gloria
dell’età, e i grandi mesi cominceranno ad avanzare;
sotto la tua
guida, se resterà qualche traccia del nostro delitto,
rese vane (le
tracce) libereranno le terre dalla continua paura.
Egli riceverà la
vita degli dei, e vedrà gli dei
misti agli eroi ed
egli stesso sarà visto da essi,
e reggerà il mondo
pacificato dalle virtù del padre.