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23 avril 2019

REsilienza - Testo di Antonio Pellegrino

                                                       Fotografia Guy Taliercio

Giuseppina De Stefano, al secolo Pippinedda ri Gisso, ha sempre una mano libera.
Gode del bastone e della testa in eguale misura meccanica
E i suoi passi sono in equilibrio senza alcuna disabilità
Due gambe, un bastone, una testa e una mano libera!

Quante lezioni non si ascoltano più al calare della sera
Quanto lamento è diventato ansia, paura e depressione
In questi giorni di Giugno il verde si fa oro nei campi di domani
e il grano muore per vivere, nonostante tutto, nonostante la stagione.
Pippinedda usa il bastone allo stesso modo della zappa
Lei le erbacce le toglie e corteggia la terra
Lei è estetica, panorama culturale, veduta popolare,
ha una veste indigena dal colore globale e dal calore umano.

Ma il focolaio non c’è più, il fuoco è altrove nello spirito del tempo
E i figli di Pippinedda sono andati via, in un viaggio immobile in qualche distretto operaio
L’emigrazione inventa il ritorno
Restare inventa il viaggio.

C’è sempre qualcosa di vero nell’andare e nel restare Il buono è ovunque,
bisogna praticarlo come il ritorno
Anche la prigione ha lo spiraglio di luce
Anche il sole può non far vedere

Pippinedda nella sua lezione di figlia, donna, moglie, mamma, nonna, focolare,
ha vissuto il tempo, il tempo andato, il tempo andato e ritornato,
è insieme germoglio, fiore, frutto, seme,
conosce il passo lento, sicuro, efficace!

Ci insegna che Il bastone è la tecnologia del domani, nella metafora e nei byte
È l’appoggio sicuro sul passo incerto
È la falce che miete il grano
È la compagnia nella solitudine

Pure il nonno di Pippinedda portava il bastone
Era cavaliere di Vittorio Veneto[1] Michele ri Gissu
anche in trincea aveva il suo bastone, c’era una baionetta sopra
era per ricordare di voler tornare più che voler vincere

Ed è tornato a seminare, a raccogliere l’oro
Pippinedda ha continuato a seminare, a raccogliere l’oro
Poi la modernità ha rotto l’uovo e siamo usciti,
e ancora sverniamo come gli uccelli nelle feste di paese,
che hanno ancora i santi, che hanno sempre i cantanti
Che hanno sempre meno spalle e meno sogni, meno preghiere, meno bestemmie.

Ma nel sempre meno c’è un più,
I nipoti di Pippinedda sono ritornati a seminare e raccogliere l’oro
E la paura di cadere ha ceduto il posto alla voglia di cambiare
Cambiare il passo come nonna Pippina con il bastone
un nuovo passo, una nuova strada, con quel che si ha,
senza piangersi addosso, senza cagarsi sotto.

Il bastone è strumento più social di ogni social quando sei comunità
È aiuto, offesa, difesa, è relazione!
Uno svantaggio può diventare un vantaggio, un nuovo viaggio, un ritorno, una ripartenza!
Ripartono così, con la Resilienza, i nipoti di nonna Pippina
Quando seminano il grano accarezzano la nonna senza ricorrere alla consolazione

E Pippinedda si lascia accarezzare, accoglie lo stimolo
Pippinedda sa cos’è la Resilienza come pratica, come via
E’ cosi che Pippinedda abbraccia la bellezza
Con due gambe, un bastone, una testa e una mano libera!

Alle nonne dell’appennino.




[1] La battaglia di Vittorio Veneto fu l'ultimo scontro armato tra Italia e Impero austro-ungarico nel corso della prima guerra mondiale. (wikipedia.it)