Photographie Roberto Simoni
Oggi vorrei portarvi in viaggio sulle orme degli Argonauti nella terra delle mie origini e dei miei sogni, il Cilento dove da circa otto anni sono tornato a vivere con mia moglie Miriam, poi sono nate Sara e Sofia le nostre figlie.
Ecco per me questo
è il Cilento, il nulla che ti da tutto, un territorio che si estende da Paestum a Sapri, una terra in cui la varietà paesaggistica e la biodiversità non è mito ma sorprendente realtà, protetto sotto la giurisdizione del Parco Nazionale del Cilento dal 1998 Patrimonio
Mondiale dell’Umanità e Geoparco
UNESCO per la ricchezza di fenomeni
carsici lungo le pendici della dorsale appenninica con le sue montagne che
sfiorano i duemila metri di altitudine.
L’impressione
generale è quella di una terra che profuma
di mitologia greca oltre che di orchidee
selvatiche, Paestum con i suoi
templi dorici e l‘antica Elea, importante Scuola di filosofia con Parmenide e Zenone. In particolare lungo la costa abbiamo riferimenti
a episodi chiave della mitologia classica:
l’isola delle sirene dell’Odissea,
a largo di Punta Licosa pochi
chilometri a sud di Castellabate;
la spiaggia dove approdò dopo giorni
di naufragio Palinuro, il nocchiero di Enea (sbarco che ancora
oggi viene rievocato nel corso di una rappresentazione estiva); o Giasone e gli Argonauti
che, fuggiti dalla
Colchide, si fermarono presso il santuario
di Hera Argiva alla foce del fiume
Sele.
Magna Grecia,
così veniva chiamata l‘intera Italia meridionale e numerose manifestazioni folcloristiche che si tramandano da secoli testimoniano le antiche radici greche come ad esempio a Casaletto Spartano e Battaglia, dove a maggio gruppi di ragazzi vanno per le case del paese a chiedere
legumi di ogni tipo.
Vengono cotti separatamente e poi la sera nella piazza del paese sono preparati tutti insieme (13 tipi diversi) in una grande caldaia e conditi con olio e sale. I
paesani ne prendono una porzione come augurio di prosperità e abbondanza dei raccolti.
Questo caratteristico
piatto si chiama “cuccìa”, dal greco “kykeon” miscuglio. In diversi comuni viene allestita
ogni anno ad agosto la Sagra della Cuccìa,
con giochi per adulti e
bambini, una sfilata di costumi d’epoca e al culmine della serata
viene servito il tradizionale piatto.
Un
cibo rituale analogo era la pansperma, ottenuta dalla mescola di tutti i semi, presente nella Grecia arcaica:
ne ha parlato nel Timeo il grande
Platone a proposito dell’azione divina della semenza universale.
Ed ora rimanendo nel tema
del seme divino lasciamo Battaglia ed il Palazzo Gallotti dove ho il privilegio di abitare per andare a Caselle in Pittari e passare a salutare il mio amico Antonio che con la cooperativa „Terre di Resilienza“ si impegna a coltivare e vendere i semi di grani antichi, ha da poco aperto
un mulino a pietra ed organizza ogni
anno a Luglio il Palio del Grano,
una bellissima gara di mietitura a mano e raccolta del grano
utilizzando le tecniche dei
loro nonni. Il recupero di antiche tipologie di grano sembra contagiare sempre più persone, anche noi abbiamo iniziato
con amici a sperimentare in
tale direzione con risultati
quantitativi scarsi ma qualitativi notevoli! Parlando di cibo mi è venuta l‘acquolina in bocca e vorrei invitarvi a cena al ristorante „Zi Filomena“ dove Mario proprietario e cuoco ci delizierà con una serie di antipasti tipici mediterranei e poi per i più a amati con i cavatelli
al sugo, ravioli con crema
di zucca oppure tagliolini al tartufo nero del Cervati
ed altro ancora, tutto rigorosamente
a chilometri zero.
Lungo il tragitto verso Caselle in
Pittari ci fermiamo ad ammirare le Cascate Capelli di Venere per respirare
l‘energia dell‘acqua pura, attraversiamo poi un paesaggio rurale ancora intatto
e ruvido, gli amici tedeschi lo definiscono „wildromantisch“ e dicono che
potrebbe aver ispirato il famoso Caspar David Friedrich. Ma per meritare la
ricca cena facciamo un‘escursione sul Monte San Michele per raggiungere una
cappella rupestre creata da monaci basiliani intorno all‘anno mille e da una
maestosa terrazza scavata nella roccia si ammira uno splendido panorama verso
il Golfo di Policastro e la Calabria.
Il giorno dopo decidiamo di andare
a Scario e fare un‘escursione verso la spiaggia della Molara lungo la Costa
della Masseta che o re uno spettacolare paesaggio di particolare pregio sotto
il profilo naturalistico caratterizzato da un grado di eterogeneità ambientale
unico, tanto da essere inserita in un Sito di Interesse Comunitario sottoposto
a protezione speciale. In pochi chilometri di litorale molto frastagliato si concentrano insenature, spiaggette, rade, sorgenti d’acqua sottomarine, il tutto incorniciato da macchia mediterranea, uliveti, vigneti e preziose specie endemiche. L’area abbonda di grotte di origine carsica, sia sommerse
che sopra il livello del mare, che furono abitate
dall’uomo preistorico, come
testimoniano alcuni ritrovamenti di antichissimi resti umani.
Al
ritorno andiamo a mangiare il miglior gelato della zona all‘Oasi
dove il caro Fidel ci fa assaggiare le novitá di stagione ma il mio gusto
preferito è il cioccolato fondente con buccia di arancia, sublime! La sera poi
per chiudere in bellezza andiamo a mangiare le panzanelle cilentane ed i migliori spaghetti alle vongole del
Golfo e forse del Cilento da Maria nel ristorante Il Ghiottone a Policastro dove brindiamo alla salute di tutti i presenti con un
fresco Donnaluna Bianco dei
Viticoltori De Concilis ovviamente cilentani !
In questo
viaggio avrei voluto farvi conoscere
altri amici che come Antonio, Mario e Maria hanno
deciso di rimanere nel Cilento, ancora
oggi una scelta di controtendenza perchè
come in tanti territori rurali ancora troppi
giovani decidono vivere altrove. Qui termina il nostro piccolo viaggio e se credete a ciò che vi ho raccontato ma non vi
basta allora venite a conoscere realemente il mitico Cilento!
[1] Questo testo è stato pubblicato con il titolo "Cilento ti da tutto" nella rivista "Adesso " di aprile 2019.