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28 avril 2019

L'arcipelago dei confini

Citando Henri David Thoreau, Edward Abbey vedeva nel confine "questo paese dimenticato dove uomini e donne vivono con, attraverso e per la terra, in comunità di auto-aiuto in uno spirito di indipendenza, magnanimità e fiducia[1]".

In questo caso, durante il suo soggiorno in Alaska negli anni '80, Abbey deplorava di non aver incontrato quel confine, ma una regione trasformata in una "baraccopoli high-tech".

Stava denunciando quelli che, una volta che i primi occupanti indigeni sono stati eliminati, confinati o rinchiusi, ingrassasi a spese della natura selvatica, abbandonata allo sfruttamento industriale: "la maggioranza che sembra, o almeno la maggioranza forte e potente, è qui per il profitto. Per i soldi."

Oggi, la "scuola dell'ecologia positiva" brandita da alcuni politici "rumorosi e potenti" è supportata dall'immagine di una natura controllata e spettacolare, sfruttata e sviluppata. Questo paradigma impone una visione materialistica e utilitaristica della natura, sottoposta a sfruttamento industriale high-tech, con il pretesto di interessi economici.

modo che orde di turisti ad alta tecnologia possano goderne in tutta sicurezza, senza eccessivi sforzi, ma spendendo molto a vantaggio degli operatori dell'economia turistica regionale.

Positivo, positivismo, positivisto : ricordiamoci...

Nella seconda metà del XIX secolo si è sviluppata in Francia e in Italia l'"antropologia positivista". Questa scienza ha basato il suo approccio sulle misure antropometriche e sui racconti degli esploratori dei secoli precedenti. Un ingranaggio nella fabbrica dell'Essere inferiore, serviva come garanzia scientifica per gli zoo umani, che gli fornivano esemplari, e per le espansioni coloniali.

Nello stesso spirito, l'antropologia positivista italiana identificava nella popolazione del Mezzogiorno gli stimmi (pigrizia, criminalità, mancanza di industria e quindi mancanza di intelligenza....) che la sua controparte francese ha individuato tra le popolazioni indigene dell'Africa, delle Americhe e dell'Australia.
Ha portato alla stigmatizzazione dei meridionali e all'inasprimento della "questione meridionale" che era stata evidenziata dall'unificazione del paese negli anni Sessanta del XIX secolo.

Come l'Umanità era estranea all'antropologia positivista, la Natura e l'esperienza dell'uomo alla natura sono escluse dall'"ecologia positiva". Tutta la complessità relativa all'Umano e al Vivente è stata, è tuttovia ignorata a favore di apriori e conclusioni semplicistici.

In Italia, a Torino, esiste ormai da alcuni anni un museo[2] che evidenzia l'errore scientifico dell'antropologia positivista.

L'ecologia positiva e i suoi sostenitori, che sono eredi dell'impasse scientifica che è stato chiusa da un secolo, potranno anche avere diritto al loro museo entro una o due generazioni.

All'inizio del XX secolo Aldo Leopold, un forestale ed ecologista americano, osservò e analizzò i pericoli per la natura e la fauna selvatica derivanti dalle pratiche agricole e industriali dell'epoca. Pose le basi seguita dalla protezione delle aree naturali, cui seguì la creazione di parchi nazionali negli Stati Uniti e in tutto il mondo. Ha contribuito all'emergere di un paradigma scientifico che riconosce la complessità della vita.
                                                                                                          Foto Guy Taliercio

Ora comprendiamo che la protezione della natura e delle popoli indigene nel loro ambiente di vita integrale sono sono strettamente connesse, e che sono essenziale anche per la nostra stessa sopravvivenza. È il caso, ad esempio, delle popolazioni indigene nelle Americhe, il cui futuro è strettamente legato a quello del loro ambiente naturale..

Resilienza, Resistenza, Restanza nel Cilento italiano e altrove !

In tutto il mondo, i popoli indigeni rivendicano i loro diritti, li prendono quando possono, si organizzano per vivere nell'ambiente in cui sono nati, dove vivevano i loro antenati, con la loro lingua, i loro riti, costruendo una modernità che non è loro imposta da imperativi economici predatori o da politiche imbecilli.

Altrove si sceglie semplicemente di stare lì insieme.

Tutta questa gente vive ai confini di Abbey e Thoreau.: "questo paese dimenticato dove uomini e donne vivono con, attraverso e per la terra, in comunità di auto-aiuto in uno spirito di indipendenza, magnanimità e fiducia"

Nel mondo complesso, per le minoranze, i confini non sono più linee di demarcazione, ma spazi dove si parlano almeno due lingue, dove non è escluso chi è venuto e chi è partito, e dove chi vuole unirsi a loro è il benvenuto.

Sono così tanti i confini che alla fine formeranno isole, arcipelaghi e, infine, continenti.


Guy Taliercio

Traduzione Guy Taliercio - François-Marie Périer


[1] Edward Abbey è stato uno scrittore e ambientalista statunitense del XX secolo.  HD Thoreau  è stato un filosofo, scrittore e poeta statunitense del XIXe secolo.
[2] Museo di antropologia criminale Cesare Lombroso – Torino "Il nuovo allestimento vuole fornire al visitore gli strumenti concettuali per comprendere come e perché questo personnaggio così controverso formulò la teoria dell'atavismo criminale e quali furono gli errori di metoido scientifico che lo portarono a fondare una scienza poi risultata errata." http://museolombroso.unito.it/index.php/it/museo/intro - consultato il 23/04/2019 alle 15h28.